Vero. Feuerbach diceva che “noi siamo quello che mangiamo“. Questa grande verità vale anche per gli animali destinati alla macellazione: la qualità delle loro carni dipende molto da come sono stati allevati.
Un animale allevato a terra, che cresce senza l’utilizzo di antibiotici, ormoni e pastoni di scarsa qualità, avrà delle carni con proprietà nutrizionali decisamente migliori rispetto a quelle del cugino allevato in gabbia o in modo intensivo.
Allevamento a terra o intensivo?
Gli animali cresciuti a terra, avendo maggiore possibilità di muoversi, hanno carni più muscolose, ricche di proteine, di vitamine del gruppo B e di ferro. In più, oltre a contenere una quantità minore di grassi, le carni di questi animali sono ricche di grassi insaturi, importantissimi per il metabolismo e che favoriscono l’abbassamento del colesterolo “cattivo” LDL, e di omega 3, che le rendono più pregiate.
A parte casi specifici e legati a particolari esigenze, il suggerimento è sempre quello di limitare il consumo di carne a non più di due volte a settimana e di puntare sulla qualità del prodotto: un allevatore di fiducia con una filiera ben rintracciabile e che nutre il bestiame con mangimi di qualità è sicuramente da preferire a prodotti di dubbia provenienza o troppo economici.
Il primo passo per un acquisto sano ed intelligente è quello di leggere sempre le etichette di prodotto che stiamo per comprare: un prodotto proveniente da animali allevati in Italia è già, di per se, un buon indizio di qualità e garanzia, considerato che i nostri allevamenti sono soggetti, per legge, a controlli continui e severi. Un’altra garanzia di qualità è acquistare carne di animali provenienti da allevamenti biologici, dove l’attenzione è ancora maggiore e gli animali non hanno assunto sostanze chimiche.
Ultima cosa, ma non meno importante, è verificare la presenza di nitrati sul prodotto finale, il cui compito è quello di rendere l’aspetto della carne più accattivante, evitando l’imbrunimento e preservandone il colore vivo. E’ risaputo, infatti, che alle temperature elevate, tipiche della cottura, i nitrati si trasformano in nitriti che, accumulandosi nel nostro organismo, possono essere tossici.
In passato, la legislatura alimentare ha provato a bandire, con una legge apposita, la presenza di questo additivo sulla carne in commercio, il risultato però non è stato dei migliori: il ferro contenuto nella carne andava incontro ad un processo di ossidazione, facendo assumere alla carne il colore marrone spento che trasmetteva l’idea di un prodotto avariato, che portava i consumatori a diffidare della qualità del prodotto, con una conseguente e drastica riduzione della vendita della carne.