Covid-19: Tutto quello che c’è da sapere

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Pochi di voi sapranno che, oltre a svolgere l’attività di nutrizionista, lavoro anche come biologa in un centro analisi di Palermo.

Considerata la difficile situazione di questi mesi, dovuta alla pandemia che sta colpendo tutto il mondo, ho deciso fare un po’ di chiarezza sui numeri e sul modo di affrontare questa emergenza. Ma cominciamo con ordine.

I numeri della pandemia

I numeri che ogni giorno ci arrivano dal Ministero della Salute rappresentano il numero di tamponi molecolari positivi, rispetto a tutti i tamponi fatti durante la giornata.

Nota bene che stiamo parlando solo di tamponi molecolari, la statistica non include i tamponi rapidi o i test sierologici.

Questi ultimi sono esclusi perché i risultati, nonostante l’esito immediato, avevano un’attendibilità minore: a marzo di circa il 70%, adesso, con i progressi della ricerca, si arriva anche al 90%.

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Tampone rapido o tampone molecolare?

E’ doveroso premettere che il tampone molecolare è l’esame più affidabile (100%) per la diagnosi dell’infezione da Sars-Cov-2. E’ effettuato in ospedale o presso i laboratori analisi accreditati. Si effettua con un prelievo naso-faringeo e si basa sul principio che ricerca il materiale genetico del virus mediante una reazione di amplificazione degli acidi nucleici (RNA).

In laboratorio, servono 3-4 ore per la lavorazione del campione e per l’elaborazione del risultato, e di solito passano 24-48h per ottenere l’esito.

Il tampone rapido o antigenico, per le sue caratteristiche di portabilità, è l’ideale per essere eseguito su grandi comunità, come le scuole, e può essere elaborato anche in strutture prive di laboratorio, come aeroporti o drive-in. Anche in questo caso il prelievo è naso-faringeo. Il principio si basa sulla ricerca degli antigeni virali con l’utilizzo degli anticorpi monoclonali.

Il risultato è quasi immediato, circa 15 minuti, e l’affidabilità è di circa il 90%.

La prassi corretta è, quindi, di effettuare tamponi rapidi su grandi gruppi di persone, dove può esserci il sospetto di un contagio diffuso, e successivamente, sottoporre al tampone molecolare solamente coloro che sono risultati positivi al tampone rapido.

Il test sierologico

La differenza principale rispetto ai tamponi, è il prelievo: in questo caso è effettuato tramite prelievo di sangue o puntura della falange.

Questo tipo di test va effettuato in ospedale o in laboratorio e, in base alla tipologia, può essere qualitativo, ovvero che informa solo sulla presenza o meno degli anticorpi nel sangue, o quantitativo, che indica anche le tipologie, IgM, IgG o IgA. I tempi per ottenere il risultato possono variare da qualche ora a qualche giorno, in base alle determinazioni da effettuare.

Il meccanismo delle immunoglobuline

L’infezione da coronavirus si contrae attraverso le vie respiratorie. Quando il virus penetra nell’organismo, quest’ultimo inizia la produzione di anticorpi di classe A, M e G che, seppur presentando un andamento piuttosto variabile da soggetto a soggetto, a grandi linee, secondo quanto oggi si conosce sulla storia naturale della risposta immunitaria all’infezione da virus SARS-Co-2, trattandosi di un virus respiratorio, presentano generalmente l’andamento qui di seguito descritto:

  • Le prime immunoglobuline, dette di superficie, sono le IgA, perché prodotte a livello delle mucose respiratorie, punto di ingresso del virus. Benché i dati in letteratura siano esigui ed in parte controversi, sulla base delle conoscenze di immunologia e per analogia con altre simili infezioni, si ritiene che la loro comparsa sia poco più precoce delle IgM e sembrerebbe che tendano a negativizzarsi ancora prima di queste.
  • Immediatamente dopo (quasi contemporaneamente) compaiono le IgM, marcatore di fase acuta, in quanto si tratta in genere del primo anticorpo prodotto dal sistema immunitario in risposta ad un’infezione. Ciò avviene dopo circa 10 giorni dall’infezione. Questa classe di immunoglobuline, secondo quanto oggi risulta dalle suddette osservazioni scientifiche, scompare dopo circa 60/80 giorni dall’infezione. Mano a mano che il tempo passa i linfociti B si perfezionano e si trasformano in plasmacellule che formano gli anticorpi mirati “specializzati” per poter distruggere quel determinato virus. Questi sono gli anticorpi di classe G.
  • Le IgG compaiono per ultime e sono, infatti, prodotte in fasi più tardive nel corso dell’infezione, in genere due settimane dal primo contatto. Esse rappresentano un buon marcatore di una risposta immunitaria attiva e competente. Questa classe rimane da sola dopo circa 60/80 giorni dalla infezione.


Cosa fare

Contatto stretto

In caso di contatto con una persona positiva, è importante interpellare il proprio medico di base, che potrà suggerire l’isolamento fiduciario presso il proprio domicilio con 2 possibilità:

  • quarantena per 14 giorni, al termine dei quali, se non si dovessero presentare sintomi, non è necessario eseguire il tampone
  • quarantena per 10 giorni, al termine dei quali fare il tampone, meglio se privatamente, se si vuole risparmiare tempo

In caso di sintomi

Nel caso si abbiano sintomi come febbre, raffreddore o tosse è importante interpellare il pediatra o il medico di base che suggeriranno di effettuare un eventuale tampone molecolare.

In caso di bambini, ragazzi o insegnati, sono state istituite delle “corsie preferenziali” per fare il tampone in maniera rapida: basta una richiesta del pediatra o una autocertificazione del genitore (sentito comunque il medico) e sarà possibile fare il tampone senza attese e in maniera gratuita.

Cosa fare in caso di positività

Innanzi tutto, è importantissimo restare in casa.

Infatti, se non lo si fa, si viola l’art. 650 del Codice Penale, inosservanza dei provvedimenti dell’Autorità. E’ altresì importante isolarsi dai familiari conviventi, se non positivi anche loro.

Dopo 10 giorni dalla prima diagnosi di positività, si esegue un secondo tampone di controllo. Se negativo, si può interrompere la quarantena. Se dovesse persistere la positività, andrà rifatto a distanza di 5-6 giorni, a oltranza, fino alla diagnosi di negatività.

La dieta antivirus

Il coronavirus può essere combattuto anche a tavola, privilegiando nella nostra dieta i cibi con funzione anti infiammatoria ed evitando quelli che invece la favoriscono.

Alimenti da evitare

  • zuccheri
  • carboidrati raffinati
  • carne rossa
  • latte e derivati

Alimenti da preferire

  • pesce
  • carni bianche
  • arance
  • cavolfiori
  • finocchi
  • cipolla rossa
  • capperi
  • radicchio
  • mirtilli
  • mele
  • sedano
  • tè verde, bancha o matcha

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Covid-19: Tutto quello che c’è da sapere

di Marzia Di Stefano tempo di lettura: 4 min
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