I prodotti biologici, rispetto a quelli tradizionali, hanno un costo maggiore perchè costa di più produrli. L’assenza di additivi chimici, vietati per legge affinché un prodotto possa essere etichettato come “bio”, rende minore la resa dei raccolti e maggiore lo scarto.
La legge italiana è molto severa in tema di biologico e i controlli sono continui.
Mangiando biologico si evita di introdurre nell’organismo tracce di sostanze nocive, come pesticidi, diserbanti, metalli pesanti, comunemente usati nell’agricoltura tradizionale. Unica eccezione è il solfato di rame, un metallo pesante ammesso anche in agricoltura biologica e che, invece, non sarebbe stato male tenere fuori.
Per fortuna, esistono alcune specie coltivabili senza l’utilizzo di fitofarmaci, è il caso di quasi tutte le granaglie che, una volta piantate, possono essere “dimenticate” dal contadino che dovrà occuparsene solo al momento della raccolta.
Anche molte verdure, come insalate, cavoli o pomodori, sono facilmente coltivabili in regime biologico.
Diverso è il discorso quando si parla di frutta: ottenere pesche e mele senza l’uso di fitofarmaci non è semplice. C’è da dire però che, in questo caso, Madre Natura ci da’ una mano: esistono infatti molti insetti che possono debellare i parassiti che aggrediscono gli alberi da frutto.
Va precisato che anche i prodotti biologici dovrebbero seguire la stagionalità: non ha senso mangiare insalata di pomodori a febbraio o le fragole a gennaio, quando questi prodotti sono ormai fuori stagione. Se si ha voglia di andare per campi, ogni stagione offre frutta e verdura selvatica come gelsi, lamponi, more, mirtilli… le proprietà nutrizionali di frutta e verdura selvatiche sono immense… come mettere a confronto un lupo e un cane domestico!
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